sabato 5 marzo 2011

TEATRO DELLE ALBE/ RUMORE DI ACQUE

In Foto: Alessandro Renda
Castiglioncello. Castello Pasquini

Monologo serratissimo, intriso di forza evocativa, durissima  denuncia sociale, questo Rumori di acque, scritto da Marco Martinelli, anche regista insieme alla compagna storica Ermanna Montanari a cui è stato affidato la cura dello spazio, delle luci e dei costumi. In scena uno straordinario Alessandro Renda, performer dalla vocalita impressionante. Sessanta minuti di apnea, per lo spettatore,  rapito dall'ascolto visionario delle parole di un dittatore di una non precisata isola mediterranea- un francobollo d'isola- alle prese con la conta dei morti. I morti sono i morti delle carrette del mare. Quelli fuggiti con mezzi di fortuna dalle coste libiche-tunisine per  la terra promessa, la Sicilia , l'Italia.
Una computisteria da nevrosi ossessivo compulsiva- o da caserma, appunto, tratteggia un monologo delirante: è la conta del morti che quest'uomo, che poi svela essere un " appuntato" del diavolo, a fare da motore centro e propulsore della macchina di scena.
Macchina che poi si riduce ad una pedana dove il dittatore, contrappuntato da patacche inutili  sulla divisa, si contorce con un microfono ad asta con dietro uno schermo dove solo e solo  si riproducono cifre. Cifre e ossessioni. Quante morti ai pesci? i pesci che si pappano i corpi di chi non è mai sbarcato. Microstorie si intrecciano nella narrazione del folle. Nomi arabi. di giovani uomi di giovani donne. tutte e tutti in aspettativa di vita. migliore e poi finiti in pasto al mare.
In scena, col dittatore dell'isola che non c'è, due straordinari musicisti e cantanti, i fratelli Mancuso. Entrano in perfetta sintonia col capo, ma la loro storia , narrata con canti e suoni di una malinconicità avvincente, da ballata popolare, raccontano un'altra storia. Struggente e drammatica.
Marco Martinelli lavora da alcuni anni a Mazara del Vallo. Ha ascoltato tante storie di migranti. Lavora coi bambini della comunità tunisina di Mazara insieme a Ermanna.
Una storia che si ripete nel canale di Sicilia. Una storia che dovrebbe avere una fine. A chi fa teatro, un certo tipo di teatro militante, non resta che raccontarla.
Rumori d'acque è testimonianza viva  e fedele di un percorso artistico di gran respiro. Di una vivida solidarietà con gli ultimi. Quelli che neanche i pesci possono riconoscere. se non come numeri, come accadeva nei lager nazisti.

         

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