sabato 12 marzo 2011

MARCO GIORGETTI- PER COSTA




MARCO GIORGETTI




E' il director manager del Teatro della Pergola di Firenze. Allievo di Costa al Mim è stato attore, regista, direttore del Festival di Montalcino. E' stato direttore generale dell'ETI a Roma.


Ha lavorato con le più importanti compagnie teatrlai nazionali e internazionali














La mia esperienza è stata in tutti i mestieri del teatro. Ho cominciato come allievo attore al Mim e poi immediatamente dopo un saggio col Maestro mi chiamava Lavia a lavorare. Ho fatto il tecnico, l'aiuto regista, il regista, il drammaturgo- ho vinto il Premio Ugo Betti, anche l'amministratore come Costa mi ha insegnato a fare. In tutti i mestieri che ho praticato il Metodo mi è servito, sono fondamenti costiani, nella possibilità di affrontare con uno spirito un atteggiamento una disponibilità diversa l'incontro con la realtà sia che dovessi fabbricare una scena che recitare. Questa apertura , la potenzialità che ha il metodo che ti dice: tu puoi essere quella finestra, tu puoi essere il profumo dei ciclamini

-questo anche nel lavoro amministrativo? Mi può spiegare?

sì perchè anche l'amministrazione è un'arte di grande duttilità e che richiede una possibilità di entrare nelle cose in maniera non fredda, non distaccata, hai contatto con esseri umani, e ho scoperto che ciò che mi diceva Costa come suo segretario particolare a volte mi pesava- diceva che il metodo fosse la chiave per la vita

nel senso di una specie di chiave universale?

Esatto. Perchè il metodo è una riscoperta di una parte di te che non c'è più. Un senso. Quello che da bambino ti aiuta a scoprire quello che sei, in maniera intuitiva, in maniera diretta.

Ho scoperto tutte le interrelazioni, mai dichiarate da Costa esplicitamente, con le discipline orientali del Metodo. Ho scoperto i motivi dei suoi viaggi. Ho scoperto il perchè di questi viaggi in India, in Giappone. Perchè c'è molto della disciplina orientale nel Metodo.

Io non ne ho mai parlato esplicitamente con lui se non una domanda diretta che gli ho fatto e la risposta diretta che mi ha dato mi fa pensare che invece fosse proprio così. Se lui fosse un maestro zen. Perchè è veramente molto zen quello che lui ha fatto. Ma il maestro zen non pronuncia mai la parola zen

- tutto è zen e niente è zen

esatto , ma nel suo modo di insegnare così apparentemente impersonale ma così maieutico io ho ritrovato quel poco disciplina zen che ho studiato e praticato- mi sembra di ritrovarci tanto. E comunque è un legame forse molto interessante da studiare. Quando mi chiedevano a suo tempo, non era ancora uscito il saggio di Giangiacomo Colli qualcosa su Costa, Costa non diceva assolutamente niente. Qualcosa che puoi leggere, lo consigliava, è Lo zen e l'arte del tiro con l'arco. Come il maestro zen non fa mai provare l'arco all'allievo se non quando l 'allievo è disperato, fa provare il suo arco, del maestro. Questo è il punto, in questo suo far lanciare la freccia verso un obiettivo mentre si è bendati, ritrovo esattamente, profondamente il messaggio costiano.

Probabilmente è una coincidenza. Probabilmente lui aveva raggiunto una maestria senza aver voluto-o potuto frequentare quella disciplina, chissà. Però quella maestria è così, secondo me. In lui, lo era. Certo io ho avuto anche una frequentazione molto personale con lui. Sono stato tutti i giorni per tre anni da lui, con lui. Ho assistito anche ai primi momenti di cattiva salute. Il primo ricovero. Lo ripeto: per me il Metodo mimico è veramente una chiave universale, qualche cosa di cui però molto di più non si può dire, se non nella pratica.















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