mercoledì 8 dicembre 2010

LA STANZA - TEATRINO GIULLARE

TEATRI DI CONFINE- nuove scene nuovi pubblici

The Room da Harold Pinter-Teatrino Giullare. Scene e maschere di Cikuska. Produzione Teatrino Giullare /CSS Teatro stabile di innovazione del FVG . Visto al Teatro Sant'Andrea Pisa, rassegna Confini- Fondazione Toscana Spettacolo- Cinema Teatro Lux






Non vi sono distinzioni nette fra ciò che è reale e ciò che è irreale, nè tra quello che è vero e quello che è falso. Una cosa non è necessariamente vera o falsa, può essere sia vera che falsa allo stesso tempo- Harold Pinter









Teatrino Giullare, giovane compagnia già premio Ubu 2006, si conferma con questo piccolo gioiello di bravura attoriale in simbiosi con una originalissima ideazione di messinscena, come una delle più innovative espressioni della scena italiana. Attinge da Pinter (come aveva fatto con altri maestri del Novecento, Beckett, Koltès, Bernhard), recuperando quindi un teatro di parola -sia pur minimalista, ma trasfigurando l'operazione in un visionario rilancio metalinguistico dove la dilatazione dei singoli segni- la parola, lo spazio, i personaggi- assumono connotazioni iperrealiste anche grazie all'uso di una straordinaria scena e dalle maschere di Cikuska - a sua volta candidato UBU per l'anno corrente. La micropièce si svolge tutta all'interno di un teatrino-scatola dove la claustrofobica macchina linguistica creata da Pinter- di per sé plausibile di uno spazio concentrazionario- la stanza appunto di un condominio- ma verticale- dove una lei, Rose, delirante e il di lei marito Bert Dudd molto, troppo silenzioso vivono in un climax in crescente parossistico di paure, minaccie, persecuzioni da parte di una oscura realtà esterna. Lo spazio limitatissimo della finestra dalla quale si affacciano i due attori- che in sequenza mediante l'artificio delle maschere si trasformano in altri personaggi, amplifica la dimensione asfittica dello spazio e insieme potenzia la bravura dei due attori che in una microgestualità costretta dal " teatrino" in cui sono confinati nell'immobilità delle posture restituendo in un gioco di mani e grazie all'uso delle maschere deformanti una voce della donna altrettanto defomata e spettrale. Il mistero che avvolge la coppia, il senso di inquietudine che si fa sempre più alto con l'ingresso nella stanza di una coppia di giovani e la presenza incombente di un terzo personaggio anziano e altrettanto mortifero, si svela nel finale con esito noir, ma indefinito. Come le paure che animano gli incubi. Quando il nemico è dentro o fuori di noi, lì c'è lo straniero. In Pinter questa ossessione è tutta nel testo, Teatrino Giullare ci ha messo molto di originale in una riscrittura registica di alto profilo attoriale e generose intuizioni scenografiche.

In foto: Giulia Dall'Ongaro e Enrico Deotti

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